«Il commissario Bordelli, un antieroe disilluso ma assolutamente autentico nelle ragioni del suo esistere. Un uomo che riconosci come vero e che non è facile dimenticare.»_x000D_
Andrea Camilleri_x000D_
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«Ci piace, il commissario Bordelli, per quel clima nostalgico da ’come eravamo’, per un’attenzione, che ci ricorda i libri di Pratolini, all’esistenza e ai ritratti della gente comune… un poliziotto che ha qualcosa di chandleriano.»_x000D_
Giovanni Pacchiano_x000D_
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«C’è un nuovo sceriffo in città. Il commissario Bordelli, con la sua sanguigna umanità tutta italiana e tutta toscana, si inserisce oggi nella grande tradizione dei De Vincenzi e dei Duca Lamberti: poliziotti complessi e tormentati che raccontano un’Italia ingenua e cattiva che ancora non sapeva di essere così noir.»_x000D_
Carlo Lucarelli_x000D_
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««…Una tormentata figura di investigatore e un’Italia meno cinica ma non meno cattiva di oggi.»_x000D_
Il Venerdì di Repubblica – Corrado Augias_x000D_
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«Cinico, burbero, ma di sentimenti democratici, Bordelli è disegnato dal suo autore Marco Vichi con un ampio uso di toni chiaroscuri, duro ma dal cuore tenero, inattuale nel suo come in altri tempi, poliziotto anomalo che preferisce frequentare i delinquenti e ha partecipato alla Resistenza.»_x000D_
Pietro Cheli_x000D_
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Firenze, ottobre 1966. Non fa che piovere. Un bambino scompare nel nulla e per lui si teme il peggio, forse un delitto atroce. Il commissario Bordelli indaga disperatamente, e durante le indagini arriva l’alluvione… La notte del 4 novembre l’Arno cresce, si ingrossa, va a lambire gli archi di Ponte Vecchio, supera gli argini e la città è travolta dalla furia delle acque. Le vie diventano torrenti impetuosi, la corrente trascina automobili, sfonda portoni e saracinesche, riversando nelle strade cadaveri di animali, alberi, mobili e detriti di ogni genere. Mentre la città è alle prese con quella inaspettata e inimmaginabile tragedia, il delitto sembra destinato a rimanere impunito, ma la tenacia di Bordelli non vien meno.
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