Montesodi Marittimo è un paesino nell’entroterra toscano, di quelli dove ci sono più galline che abitanti e dove gli abitanti si accoppiano tra loro da secoli, con molto poco ricambio. Il paese è piuttosto chiuso, divisi da tempo immemorabile in due fazioni: i tradizionalisti, che fanno riferimento al prete, e gli innovatori, senza un capo riconosciuto. In questo posto ameno giunge un giorno un medico – professoressa in pensione, anziana e di salute cagionevole; tra gli «innovatori», quella di maggiore statura morale e culturale. Il medico del paese sta per redigere il certificato di morte, quando il Pazzi fa notare alcune petecchie negli occhi della defunta, e si dice certo che siano state causate da soffocamento: la signora non è deceduta per cause naturali. La neve ha assediato il paese e le indagini ufficiali non possono partire. Della questione se ne deve occupare l’appuntato dei carabinieri Vincente, il quale non può fare altro che isolare la scena del crimine e interrogare le poche decine di persone che potevano accedere alla casa della signora Angela. Alla fine dell’interrogatorio, l’appuntato chiama il Pazzi e gli comunica l’esito: tutti gli abitanti del paese hanno un alibi a prova di bomba. Tutti, tranne Piergiorgio Pazzi, il quale, però, non ha un movente apparente: è in_x000D_
paese solo da pochi giorni. È vero tuttavia che, il giorno dell’arrivo, il Pazzi con la signora Angela ha avuto un battibecco in pubblico a proposito dell’inutilità di effettuare le sue ricerche. Per cui, propone l’appuntato, le cose sono due: o è morte naturale, oppure il colpevole è lei. Pazzi decide allora di provare ad indagare per conto proprio; e si troverà coinvolto in una faccenda complicatissima, tra faide centenarie, parentele di nome e parentele di sangue, suonatori dilettanti di didgeridoo e preti africani che corrono velocissimi.
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