Fuori registro

Un giorno come tanti. Una supplenza come le altre: alunni che ripetono, alunni che giocano, alunni che si rincorrono. Un professore dai ricordi malinconici di quando tra i banchi di scuola, esattamente dall’altro lato della cattedra, c’era lui. Ricordi impregnati di parole ormai in disuso come pastello e calamaio, di gesti ormai superati come stare con le braccia conserte. Ricordi della maestra Magliaro, bacchettate per tutti e coccarde per qualcuno. Nel suo presente c’è Majello, collega affascinante, capace di costruire un orario scolastico che va bene praticamente a tutti. Una collega con cui condividere la stessa passione e la redazione di un progetto di scuola nato dai questionari somministrati agli alunni. Ma lui proprio non capisce a chi Majello ha votato il suo cambiamento, la sua riscoperta femminilità, e quell’orario strampalato che li costringe a continui incontri durante tutto l’anno…_x000D_
Si susseguono, in un ininterrotto andirivieni tra presente e passato, tra banchi e cattedre, tra l’essere alunni e l’essere docenti, aneddoti godibili di mondi paralleli che fotografano, come attraverso diverse polaroid, la scuola. Una scuola che si evolve (o involve?), che cambia con il mutare del tempo, ma che resta, tutto sommato, sempre uguale a se stessa. Istantanee così realistiche da sembrare assurde. Come per il divertentissimo Ex cattedra, Starnone racconta la scuola (che ha vissuto in prima persona da insegnante), in modo mai banale né ripetitivo, con ironia e leggerezza ma con un malinconico retrogusto che lascia un po’ d’amaro. Perché fuori dai registri, in realtà, è il protagonista: sopra le righe, oltre gli schemi, guidato dalla passione per i suoi alunni che non è condivisa dai colleghi e che viene minata, ogni giorno, da un contesto che appiattisce. Un insegnante originale ma autentico. Come un educatore dovrebbe essere.